Alcune indicazioni per capire come funziona la coppia e poi l’eventuale terapia di coppia.
Salvador Minuchin, strepitoso terapeuta della famiglia, sostiene che la famiglia sia “l’invisibile insieme di richieste funzionali che determina i modi in cui i componenti della famiglia interagiscono”.
Ogni essere umano nasce e cresce all’interno di una famiglia reale o sognata, di una rete di ruoli da adempiere, da seguire, pena l’esclusione dalla fonte di affetto. La famiglia talvolta impone ruoli difficili da portare avanti, crea aspettative che non si riescono a realizzare, allora i componenti della famiglia stanno male, soffrono.
Una fonte di disagio deriva da come di esce dalla famiglia di origine (es. la questione delle suocere, la mamma del marito, …): ciascuna famiglia inizia con le abitudini ed il modello di almeno una famiglia di origine, se non di tutte e due! La famiglia di origine è il riferimento più o meno consapevole di quello che ci si aspetta dalla vita familiare. Riuscire a coniugare due modelli diversi non è sempre facile!
La qualità della relazione coniugale influenzerà poi anche la qualità dell’interazione genitoriale.
Alcune domande fatte in terapia di coppia a cui spesso non si riesce a dare una risposta in prima seduta, ma che trovano una definizione del corso della terapia.
<Quali i motivi che hanno portato la coppia alla richiesta di aiuto, che cosa ha scatenato la crisi, quali le difficoltà che i componenti della coppia stanno vivendo, ipotesi che si sono costruiti (insieme o individualmente) delle cause di esse, Storia del legame e delle famiglie d’origine, L’esistenza o assenza e le caratteristiche di un progetto condiviso. >
A proposito di coppia …
“Il meccanismo umano che fa sì che si formino le coppie è il desiderio di due persone di creare un’unione particolare ed unica che le trascenda, che le vincoli l’una all’altra e che abbia una durata illimitata.”
La vita di coppia rimane forse la migliore soluzione relazionale per gli esseri umani.
Ma la coppia non è la somma di 2 individui Ci sono due teste + due mondi DIVERSI che si devono integrare = incontrare.
Bisogna imparare a comunicare nella coppia, a parlare, ci si lanciano dei segnali a volte non consapevoli…non ci si capisce… Si hanno delle aspettative magiche verso l’altra/o senza parlare! Ma come può l’altro capire?
“E’ importante avere chiarezza dentro di sé: portare dentro di sé odio per un genitore con cui non abbiamo potuto chiarire la nostra relazione farà sì che odieremo per sempre una parte di noi, o peggio ancora vedremo nemici ovunque nei partner e nei figli – in un illusorio tentativo di sollevarsi dalla sofferenza”
Per cosa si litiga veramente???? Talvolta sembra che nessuno dei due lo sappia!
Una delle cose che più devasta la coppia è l’assenza di un progetto condiviso, creato con l’apporto di entrambi, perché con il passare del tempo scivola via l’entusiasmo da inizio storia e se non c’è un contenitore ripieno di affetto ed idee si attinge al nulla!
QUANDO LA COPPIA SI SEPARA, SAREBBE OPPORTUNO USARE LA MEDIAZIONE FAMILIARE
“Un intervento, secondo il modello Genovese, per la riorganizzazione delle relazioni familiari che nasce da una richiesta della coppia in via di separazione” che “lavora con il conflitto creando una terza storia che consenta di uscire dalla logica del colpevole e della vittima, di trovare accordi reali per la gestione della genitorialità, di dar voce ai figli per levarli dalla posizione di terzo nella coppia e di offrire un modello integrato di collaborazione con gli avvocati”.
Il superamento del conflitto rappresenta il fulcro dell’intervento di mediazione in quanto i genitori riescono a costruire accordi reali sui figli solo dopo aver trovato un accordo di fondo: <SIAMO D’ACCORDO CHE SIAMO D’ACCORDO>.
Quando ci si separa ognuno si auto conferma nella propria testa una storia che giustifica e rinforza la propria posizione, una storia dove l’altro è irrimediabilmente colpevole e che conferma se stesso nelle proprie emozioni e nelle proprie ragioni: <Il malvagio è l’altro!>.
L’interruzione dell’idea di avere un progetto comune provoca sofferenza.
In genere i genitori arrivano in mediazione offuscati dalla rabbia; rivendicazioni e rancore definiscono un alto livello di conflittualità che si centra sulla conclusione della storia di coppia. Non si ascoltano. Le narrazione individuali invadono e annullano l’area genitoriale.
Si perde il filo della matassa, e non ci si domanda come siamo arrivati a tutto questo e come mai siamo in crisi!
Non c’è corrispondenza tra l’originaria idea di coppia e la realtà della convivenza. Questo produce il sentimento del fallimento.
Nella coppia che è in crisi, che si sta separando spesso succede che ognuno si ripeta in testa una storia che rinforza e giustifica la propria posizione. C’è il tentativo di trovare il colpevole, non si sentono le ragioni dell’altro/a, è una rincorsa all’attribuzione della colpa.
In questa guerra entrambi i coniugi sono destinati a soccombere sotto il peso delle reciproche accuse, ed ancora di più ad affossarsi come genitori creando danno ai figli, che rimangono stritolati tra i due schieramenti: quello della mamma+nonni+parenti vari+amici +avvocati e giudici; quello del papà e rispettivi +nonni+parenti vari+amici +avvocati e giudici.
Importante arrivare a rimodellare le relazioni dentro la coppia, per riuscire a rilanciare la dimensione generativa e di trasmissione di una sorta di bagaglio per la vita – dell’essere genitore. Insomma valorizzare la complessità insita nelle relazioni umane, genitoriali.
La mediazione familiare può essere intesa come una transizione, “un passaggio che richiede la presenza di una cornice rituale, vale a dire di una compartecipazione al dolore e al rilancio della speranza relazionale” (Cigoli); come uno spazio in cui viene accolto il conflitto, la responsabilità nei confronti dell’altro e del figlio, il mediatore stesso fa parte della cornice rituale.
Permettere ai due partecipanti alla mediazione di pensarsi come genitori, offre un obiettivo sovraordinato che li catapulta fuori dal conflitto e li impegna nel perseguimento di un compito, facendo chiarezza nelle loro vite; questo è possibile quando negli incontri precedenti si è riusciti a gestire adeguatamente le variabili personali che erano incrociate con quelle familiari e coniugali.