Nella terapia della famiglia si lavora con i componenti della famiglia nella stessa stanza, si tende a creare la massima collaborazione all’interno della famiglia per gestire un qualcosa che fa stare e vivere male.
La terapia familiare mira a risolvere i problemi che possono presentarsi all’interno delle relazioni familiari in tempi brevi. E’ un tipo di intervento sul disagio che riguarda anche un solo membro della famiglia, adulto, bambino, adolescente, che va però a ripercuotersi sull’intera famiglia, compromettendone l’equilibrio.
In particolar modo il disagio si manifesta attraverso sofferenza psichica, confusione e malessere dei singoli, manifestazioni psicosomatiche di un componente, elevati litigi, problemi scolastici e/o lavorativi.
Spesso quando la famiglia sta male, tende a sperimentare e riprovare tentativi e soluzioni ripetitivi che però non apportano giovamento, se non solo per brevissimo periodo ed in maniera spezzettata. Spesso si è sperimentato i limiti di un trattamento psicologico centrato solo su un componente, anche se molto motivato alla terapia.
Attraverso la terapia familiare si interviene sulle relazioni che inducono malessere, favorendo la collaborazione di tutti (spesso si dimentica di vivere dentro una stessa casa!), mettendo in chiaro i meccanismi che non funzionano, per arrivare ad una soluzione realmente condivisa tra tutti i componenti, anche quelli che sembrano non c’entrare niente.
La terapia familiare è molto indicata quando l’aumento della tensione tra i coniugi si riversa e coinvolge uno o più figli. Quando i genitori in conflitto cercano una alleanza con il figlio per costruire una coalizione contro l’altro. Quando un coniuge sta male e non si rende conto che sta usando l’altro coniuge, o ancor peggio un figlio per tenere a bada fintamente il suo disagio psichico. Quando un figlio ha problemi temporanei nel suo percorso di vita: scuola, sport, alimentazione per esempio.
A PROPOSITO DI GENITORI
La qualità della relazione tra i genitori esercita una influenza notevole nello strutturare e determinare la crescita dei figli e della loro qualità di vita; anche se la maggior parte dei genitori è molto poco consapevole di quanto i figli partecipino costantemente alla loro vita quotidiana.
Diversità tra mondo degli adulti e mondo dei bambini.
Abituare i figli a prestare attenzione al loro mondo delle emozioni ed educarli ad esprimerle.
Per “giocare” bene occorrono le regole.
Capacità di stare in contatto con l’altro, pur essendo da soli (autonomia). Un bambino troppo abitato dai bisogni, dai desideri, dai pensieri e dalle emozioni del genitore, non può diventare sé.
Essere genitore implica un processo di scambio e confronto tra padre e madre, tra genitori, tra le famiglie d’origine, tra genitori e figlio, e la rete sociale d’appartenenza.
E’ paradossale, ma il bambino chiede per vedere quando, finalmente, riuscirà ad ottenere un NO! (che ponga fine all’angoscia di doversi gestire da solo). Un NO solido, non vacillante che si trasforma in NI e poi SI! Figli devono potersi fidare dei genitori. – come loro riferimento di vita.
Le regole servono a costruire la struttura personale del bambino ed il suo percorso di vita…Sembra apparentemente più semplice dire sempre di sì, ma sono i no, le regole, le spiegazioni che aiutano a crescere; non si può lasciare che i figli da soli trovino le loro regole, non sono capaci da piccoli a gestirsi, devono essere aiutati a diventare grandi in maniera responsabile…le regole sono un faro…
Importanza della dimensione sociale…del confronto con gli altri …guardarsi fuori per guardarsi dentro …PER DEFINIRSI MEGLIO…no isolamento…ma forse esistono pochi spazi di aggregazione?