Svuotare la testa
Ti insegnano che sei brava se fai tante cose, se le fai da sola , senza disturbare, e ti ritrovi ad assemblare e trascinare un carico enorme, super ingombrante. Quando poi decidi di spostarlo, ti stupisci del peso, quasi non riesci più da sola. Ma quando arriva il momento dello sgombero , ti pervade la gioia di non vedere più tutta quella schifezza.
Le delusioni dentro la testa sembrano ben radicate, ma quando stabilisci che puoi re inviarle al mittente, un bel sorriso appare sul tuo bel viso!
Svuotare è fattibile quando si ha consapevolezza di se, dei propri gusti e delle preferenze, quando si ha chiarezza ;
quando liberandosi di abitudini quotidiane, si scopre di non avere paura del vuoto.
Svuotare per liberarsi, per non essere più prigionieri delle certezze, magari mai scelte, per avere spazio nuovo per sperimentare. Scegliere finalmente per sfidare la propria libertà, per assaporarla; rompere gli schemi mentali, usando la fantasia e lasciandosi andare alle proprie nuove possibilità di vita.
Svuotarsi dalle chat di classe e sportive, intasate di ansie e paure sbattute su tutte i componenti senza neanche chiedere permesso.
Svuotarsi dalle relazioni sentimentali per amarsi, per incontrare se stessi;
per ritrovarsi nella ricerca di una propria identità unica, con confini che permettano l’incontro con l’altro nel rispetto di tutti.
<L’incontro tra esseri umani. Un soffio. Non uno schiaffo> (Come le vene vivono del sangue, Gaia De Pascale *) questo è l’augurio che rivolgo a tutte le anime in cerca di una loro realizzazione, a tutti coloro che stanno lottando per vedere il loro sogno attuarsi, all’interno di relazioni vere, in cui scorra amore, complicità, desiderio di unire i corpi, passione che diventa realtà quotidiana, scontro per affermarsi , per esprimere il proprio pensiero unico.
E poi sentirsi liberi di svuotarsi di quanto fa stare male, e fa costruire un sorriso triste.
Proprio perché bisogna conservare la propria dignità umana, ed alimentarla affinché altri non si approfittino di noi, mi piace far riferimento a Gaber dall’Album Anni Affollati e alla sua traccia su Il futuro <ora finalmente, io non ho futuro, ora io preferisco pensare che, ciò che mi spinge fuori, sia solo una conseguenza o meglio, una forza, che è alle mie spalle. Davanti c’è soltanto uno spazio vuoto, come se da un momento all’altro le cose potessero uscire dal silenzio e rivelarsi>
Gaber ci invita a confidare nella forza e nella rivelazione che l ‘essere umano dovrebbe trovare dentro se, senza dipendere da altri. Ciascuno ha dentro delle risorse non sempre ben identificabili.
<…la necessità di vivere ogni cosa come le vene vivono del sangue, ed essere disposti a pagare qualunque prezzo per grattare via la caligine di parvenze che incrosta il nostro stare al mondo>.(*) Una volta che si arriva a questo livello è fatta, ci si rende conto di vivere in una altra dimensione umana, un po’ distanti dagli altri ma nello stesso tempo vicini ad ogni persona attorno a noi, i giudizi non fanno più paura perché sono solo il rumore dei pensieri degli altri che non si sente più, il senso di appagamento verso se stessi è felicità quotidiana che porta ad immergersi nelle relazioni solo per partecipare e condividere la bellezza della vita.