Non ho voglia di sentire altre parole sulla violenza verso le donne, ne ho ascoltate tante, anche da persone competenti, impegnate sul campo, ma il cambiamento è ancora lontano, forse troppo! Fondamentalmente, perché rimane un argomento che non fa voto, che non da modo ai rappresentanti politici di potersi spendere questa carta sulla società in modo produttivo per una eventuale futura elezione ad un ruolo di gestione del potere.
Io continuo a credere che ci si debba impegnare di più, che ci sia da investire per lavorare sodo nel modificare una realtà così pregna di dolore per le donne e soprattutto per i FIGLI.
Allora forse anche iniziando dalle immagini, da un percorso fotografico, si può intraprendere attraverso lo <Sguardo di donna> un cammino di conoscenza che crea profondità umana.
Sguardi tutti diversi, particolari, unici che raccontano storie di diversità, accessibili a tutti senza bisogno di esser tradotti in lingue comprensibili. Perché la fotografia ha il grosso vantaggio di esser più facilmente fruibile della parola, raggiunge il profondo dell’uomo senza che si possa fermare.
<Tra intimità e universalità, tra la dimensione fisica e la spiritualità, il racconto fotografico di Sguardo di donna si fa ancora più potente grazie all’allestimento di Antonio Marras, che ha progettato una scenografia che precipita il visitatore all’interno delle opere e instaura una relazione mutua tra gli spazi della Casa dei Tre Oci e i ritratti esposti.> (http://www.veneziadavivere.com/events/sguardo-di-donna-arte-fotografia-casa-dei-tre-oci-venezia)
Imparate e sforzatevi di usare gli occhi, calatevi nella vostra vita ed in quella di chi vi sta vicino; se qualcosa non funziona urlate all’esterno il vostro desiderio di modifica. Saremo tutti più felici, alla fine della foto.