Non è mio compito…
Quella espressione che urta tantissimo, che infiamma di una rabbia cieca, che spesso si sente dall’altra parte del canale di comunicazione: un interlocutore colto in fallo che si giustifica. Se non è suo compito non risponda al telefono, così risparmia un passaggio inutile da lei…
Quel tirarsi indietro da qualsiasi responsabilità pur sapendo forse che qualcosa forse si potrebbe fare. MA BISOGNA PRENDERE ESEMPIO … Abbiamo ottimi esemplari che praticano questa tecnica tra le varie figure politiche…
La signora (Daniela) che mi scrive che ha provato a telefonare 5 volte di fila al suo amore Giulio, perché temeva di essersi comportata male verso di lui, sicuramente dovrebbe imparare che invece è suo compito poter essere diversa!
<Caro Giulio,
Temevo di essermi comportata male verso di te. Tu mi hai fatto sentire sbagliata, perché non sono subito corsa da te. C’era disappunto nella tua voce. Tante volte mi sono sentita inadeguata con te, ho pensato che fosse colpa mia che non ero capace di farti stare bene.
Ti avevo donato tutto quanto: la mia casa, i miei guadagni, lavoravo sodo, mi piaceva il mio lavoro e mi dicevano che ero brava. Tu non eri molto interessato, ti premeva solo che arrivassi a casa per il tempo dei pasti, calcolavi il tempo del tragitto casa lavoro. Ne avevi studiato tutte le varianti e per pochi minuti di ritardo eri capace di ingelosirti.
Per un certo periodo sei stato molto attento verso di me, ogni giorno mi scrivevi una lettera che attraverso svariate situazioni di vita, ti permetteva di esprimere il tuo amore verso di me. Io pensavo di essere fortunata, di non avere mai capito prima che cosa volesse dire amare. Mi sentivo la più inesperta sui sentimenti, mi sembrava di dover studiare l’amore, di farmi aiutare a vivere.
Tu, nonostante una relazione durata 20 anni, per i tuoi 20 anni di vita si presuppone più produttivi per un uomo, dicevi che io ero la donna della tua vita: arrivata secondo me tardi! Alle mie rimostranze sul perché tu fossi rimasto incastrato nella tua storia passata, mi rispondevi che sapevi che sarei arrivata io. Mi aspettavi ma non stavi da solo per paura della solitudine.
Io non ho fatto alcuna fatica ad arrivare da te, come una diligente anima persa stavo volando nel cielo della mia disperazione.
Disperazione perché nessuno mi aveva insegnato e fatto capire la mia consistenza, i miei confini, le mie capacità. Ed ogni volta riuscivo ad incrociare qualcuno che mi facesse rivivere il mio non essere: ero inebriata dallo spreco che stavo compiendo. Mi buttavo via …
Poi ho deciso che volevo cambiare, che ero in diritto di essere felice.
NON ERA PIU’ MIO COMPITO…
Ho mandato email ad una psicologa ed ho iniziato la mia discesa verso gli inferi della mia disperazione, per risalire comodamente lungo le scale della mia vita: rotta davvero affascinante ! Bacio, tua Daniela>
Daniela ha iniziato a capire che non è suo compito perdersi con Giulio …