Studi psicologici confermano che in una conversazione il contenuto del discorso incide solo per il 7%, per il restante 93% contano i gesti, le espressione del viso e il tono della voce.
La prima impressione è il momento di incontro materiale in cui due persone, bambini o adulti, entrano in contatto: un incrocio quasi magico, una ricerca di approfondimento mai casuale, salvo casi rarissimi in cui l’impressione diventa un marchio indelebile.
Un mio amico mi ha raccontato di esser stato invitato da una ragazza che aveva conosciuto per caso sul lavoro. La sua azienda stava introducendo un esperto di processi di automazione con cui a turno tutti avrebbero avuto uno o più colloqui, per capire il loro modo di lavorare, di elaborare le informazioni, la gestione delle relazioni.
A lui questa ragazza era entrata dentro la testa sin dal primo istante in cui l’aveva vista entrare dal portone dello studio. Certo non aveva scelto lui il momento in cui farla attraversare la soglia, in cui farla entrare nella sua carriera professionale; lo aveva fatto per lui il suo superiore. Lui adesso beneficiava di tutto questo. Ne era pure felice la ragazza che lo invitò a bere un caffè: lui rispose che non poteva, perché stava aspettando che suo fratello gli portasse le piantine di pomodoro per il suo orto artistico.
Certo viene da pensare che la prima impressione della ragazza possa essere stata di sentirsi rifiutata; invece forse la ragazza capì che nella vita di questo uomo il ruolo del suo orto andava a riempire una assenza di relazioni umane, di cui ciascuno essere vivente avrebbe diritto. Lei lo ricercò in seguito per trovare un uomo fantastico, assetato d’amore per l’eccessiva sete di affetti nella sua vita.
Perché nei suoi occhi al loro primo incontro aveva letto passione incondizionata per la felicità.
Bisogna anche esser capaci di cogliere alla prima impressione segnali apparentemente molto ermetici, di tradurli in termini comprensibili per se e per l’altro. Basati soprattutto sulle aspettative che scattano dentro di noi di poterci fidare di chi si trova di fronte, perché l’attenzione alla propria incolumità diventa fondamentale per la sopravvivenza. Certo non tutti abbiamo chiaro che gli altri possano anche usarci.
Non avere forzature, massima spontaneità, altrimenti vengono fuori delle maschere, delle caricature di sé ridicole ed anche un pò tristi nella loro pochezza.
Non dobbiamo preoccuparci di quello che gli altri capiranno di noi, non dobbiamo ricevere un voto, che anche se negativo può ribaltarsi in positivo o di un giudizio, perché sarà sempre e comunque quello che dall’altra parte vorranno cogliere di noi.
Personalmente metto in moto tutta una serie di considerazioni per spiegarmi le brutture che vedo, e che mai potrei giustificare; però al primo incontro di qualsiasi contesto dedico sempre la magia che si merita la prima volta. (Al limite, quando capiterà, mi confermerà di aver fatto bene a pensare male!)