Semplicemente maestra
Ospito il contributo di Anna Maria Mazza, Istituto Comprensivo Loano-Boissano Scuola dell’Infanzia “Simone Stella” Sez B, per quanto riguarda la foto ho scelto due capolavori frutto del lavoro dei suoi alunni.
“La vita è l’arte dell’incontro”
(Vinícius de Moraes)
Sono una persona curiosa, bislacca, in perenne movimento… e di mestiere faccio l’insegnante.
Adoro questa professione, ho deciso che sarebbe stato il mio futuro a 6 anni, quando mi innamorai della mia maestra delle Elementari.
Sono quasi 10 lustri che il mio tempo è scandito dagli anni scolastici, prima come studente ora come docente, e se dovessi indicare una costante nei tanti ruoli che ho ricoperto nella mia carriera direi che è stata l’attenzione agli ultimi.
Sono cresciuta umanamente e professionalmente grazie all’incontro con bambine e bambini in difficoltà e ogni singolo individuo ha generato rivoli di altri incontri e scoperte.
L’ultimo mio bimbo speciale (lo sono tutti i miei alunni… ma chi ha meno lo è sempre un po’ di più) ha terminato il suo percorso alla scuola dell’infanzia alla fine di giugno.
Abe è un meraviglioso bimbo di 6 anni che presenta un disturbo dello spettro autistico con totale assenza del linguaggio verbale.
Per aiutarlo ad esprimersi in modo codificato un paio di anni fa è stato ideato e presentato agli organi collegiali il progetto “Comunicare per includere – Percorso di inclusione attraverso l’uso della Comunicazione Aumentativa Alternativa all’interno di una sezione della scuola dell’infanzia” attuato anche grazie all’intervento di un educatore specializzato.
Nell’ottica di Don Milani la diversità è stata considerata una risorsa ed una ricchezza, motivo per cui in sezione tutti, adulti e bambini, abbiamo iniziato a conoscere questo nuovo linguaggio, svolgendo giochi ed attività che non prevedevano l’uso della voce (siamo diventati tutti muti!) ma solo quello dei simboli.
Questa nuova avventura mi ha coinvolta totalmente: in ogni concerto, mostra, conferenza, cena o incontro cercavo spunti e stimoli adatti a migliorare l’integrazione tra persone e linguaggi, un nutrirmi di arte e bellezza che potesse arricchire me e la mia proposta professionale.
Nella variegata giungla che sono le mie conoscenze ho identificato una giovane esperta in didattica museale e sono partita alla scoperta dell’arte contemporanea (io mi sono sempre occupata di didattica musicale!!) coinvolgendo bambini e genitori in una nuova avventura.
Da qualche anno uso Facebook per condividere idee ed attività didattiche e questa mia svolta imprevista ha attratto alcuni miei contatti estranei alla scuola che si chiedevano come bambini di 3/4 anni potessero capire ed interpretare Mondrian con tanta facilità. L’entusiasmo ed il coinvolgimento emotivo di questi amici ha portato una intera sezione (Abenardo compreso) ad esporre i propri lavori (da Matisse a Yayoi Kusama, sperimentando l’uso di forme, colori, tecniche pittoriche e polimateriche diverse e scoprire così “l’artista che è in loro”) in una vera e propria mostra che è stata inaugurata presso la Biblioteca Civica di Toirano il 24 Marzo di quest’anno.
Lo scopo della documentazione era quello di condividere idee e metodi, oltre che lasciare traccia delle esperienze fatte.
Non si voleva tanto a mettere in evidenza i risultati finali, che pure erano molto gradevoli da osservare, ma attirare l’attenzione sul processo, sui gesti, sull’impegno e le emozioni che queste proposte hanno suscitato nei bambini.
Il valore speciale che possiede l’attività grafico-pittorica consiste nell’elemento narrativo che questa contiene, perché il bambino, mentre scarabocchia o dipinge, racconta sempre qualcosa di sé. Per questo è necessario che l’adulto apprezzi la bellezza e l’originalità delle produzioni infantili e accompagni il bambino senza giudicarlo, in sintonia con quello che il piccolo fa in quel momento, perché è adeguato al suo processo evolutivo e pone le basi di uno sviluppo futuro da percorrere senza fretta.
Tutto ciò è stato colto da chi ha reso possibile l’allestimento della mostra.
Gli incontri che hanno portato a quell’evento sono stati molteplici: i responsabili della Biblioteca, con cui ho scoperto di condividere l’idea di cultura e di società inclusiva, i coordinatori del Museo d’arte contemporanea di Calice Ligure “Casa del Console” che ci hanno messo a disposizione tempo, materiali e professionalità quasi fossimo colleghi del grande Scanavino, le mamme e le nonne che ci hanno donato manufatti importanti per la nostra vita di sezione e per l’allestimento della mostra.
Anche il giorno dell’inaugurazione è stata un’occasione di incontri e di grandi emozioni, una vera festa, la realizzazione di un sogno: la scuola si è fatta comunità, si è aperta al territorio, alle famiglie, alle associazioni per crescere assieme ai bambini!
Nel mese e mezzo di apertura sono stati molti i visitatori: bambini ed adulti del paese, professionisti della scuola (venuti appositamente anche da altre regioni), colleghe ed ex colleghe i cui abbracci mi hanno rinfrancato e fatto sconfiggere tutta la stanchezza che un simile progetto aveva accumulato sulle mie spalle. È stato un po’ come portare fuori dalle aule, superando la mia timidezza, un progetto di scuola che coltivo da molti anni.
Incontro dopo incontro, esperienza dopo esperienza la mia convinzione sulla necessità del confronto, della crescita, dell’impegno per creare una società più inclusiva è cresciuta.
Il progetto della nostra sezione è stato presentato al Convegno Internazionale di Rimini “Autismi – Benessere e Sostenibilità”. In quell’occasione quello che a tanti è sembrato un punto di arrivo per me è stato l’inizio di una nuovo percorso.
Il numero dei soggetti certificati con sindrome dello spettro autistico in Italia è notevolmente cresciuto, la conoscenza delle problematiche che le famiglie devono affrontare con i pochi mezzi che lo Stato mette loro a disposizione sono ignorate dai più.
È quindi iniziato un nuovo viaggio: approfondire ulteriormente la conoscenza delle neurodiversità e sollecitare il territorio a creare reti tra enti pubblici e privati, operatori della scuola e del sociale per rendere migliore la vita di tante famiglie.
Le difficoltà di Abe, per noi tutti, sono diventate occasione di grande crescita, mi auguro che possa essere lo stesso anche per tutti quelli che, in futuro, incontreranno lui o altre persone che neurotipiche non sono.
Dal progetto “Comunicare per includere – Percorso di inclusione attraverso l’uso della CAA all’interno di una sezione della scuola dell’infanzia
“L’inclusione è un processo che si riferisce alla globalità della sfera educativa e sociale. Riguarda tutti gli alunni (indistintamente/differentemente, mantenendo cioè le specificità di tutti e di ognuno) e tutte le loro potenzialità.
Interviene prima sul contesto, poi sul soggetto, trasformando la risposta specialistica in quotidianità.
Riteniamo che una scuola inclusiva sia quella che combatte “l’esclusione”, che fa sentire ogni persona parte del tutto, appartenente all’ambiente in cui vive quotidianamente, nel rispetto della propria individualità.
L’individualità è fatta di “differenze”: una scuola è inclusiva quando vive ed insegna a vivere “con” le differenze.
La diversità, in tutte le sue forme, viene considerata una risorsa ed una ricchezza, piuttosto che un limite e, nell’ottica dell’inclusione, si lavora per rispettare le diversità individuali. L’idea di inclusione deve basarsi sul riconoscimento della piena partecipazione alla vita scolastica da parte di tutti i soggetti.
L’inclusione deve rappresentare un processo, una cornice in cui gli alunni, a prescindere da abilità, genere, linguaggio, origine etnica o culturale, possono essere ugualmente valorizzati e forniti di uguali opportunità a scuola; un ambiente inclusivo tende a rimuovere gli ostacoli che impediscono alla persona la piena partecipazione alla vita sociale, didattica, educativa.
Includere vuol dire avere le stesse opportunità di partecipare, fornendo il proprio e personale contributo. La scuola inclusiva attua sempre, nel quotidiano e nell’ordinario, una didattica capace di rispondere alle richieste, ai bisogni ed ai desideri di ogni alunno, facendo sì che egli si senta parte di un gruppo che lo riconosce, lo rispetta e lo apprezza. È una scuola fondata sulla gioia d’imparare, dove si promuove il piacere di sperimentare, di scoprire e di conoscere le proprie capacità, prendendo consapevolezza delle proprie abilità.”