Seguendo i ritmi della natura, a fine estate prende il via un altro ciclo di vita quotidiana.
Ci sono state le vacanze estive, riprende la scuola, cambiano gli orari di vita.
Quando andavo a scuola ogni anno piangevo la sera prima del rientro per la tristezza di dover salutare l’estate, gli amici di Milano, la spensieratezza, il poter giocare tutto il giorno.
Quest’anno al rientro ci sono crisi su tutti i fronti, che ci hanno sbattuto addosso anche durante l’estate, ma la nostra mente in automatico spostava tutto a metà settembre.
Prima di tutto come gestire lo stress che ci arriverà addosso al ritorno? Se non lo si può eliminare, bisogna provare ad utilizzarlo.
Il malessere che si prova nel contrastarlo attivamente, perché effettivamente fa paura e da preoccupazione, si trasforma poi in ansia e attacchi di panico, per esempio.
Provare ad attraversalo come se fosse una foresta di immensi alberi, che creano buio e rumori non ben identificabili, permette di farci sperimentare il movimento fluttuante, senza controllo minuto dopo minuto.
Avendo sempre davanti agli occhi una immagine incerta, che ad ogni passo prenderà una forma più decisa, gradevole e perché no anche piacevole.
Certamente si potrà anche cadere, non farcela, ma è importante anche concedersi di cadere per poi provare ad alzarsi, a rialzarsi, da soli o tramite una mano a noi solidale.
<La percezione di felicità cambia con il passare dell’età…In generale, le persone più giovani tendono a considerare lo stato di eccitazione più piacevole, mentre le persone anziane tendono a trovare più piacevole la condizione di calma> (Elizabeth Dunn).
Lasciatevi qualcosa di bello tutti i giorni per voi stessi. Concedetevi da pochi minuti a più tutti per voi, per fare qualcosa che vi fa stare bene.
Non ci riuscite? Non è colpa vostra, non vi hanno insegnato a vedervi nei vostri bisogni. Inizialmente vi sentirete pure non adeguati e incapaci. (In un prossimo post spiegherò meglio questo tema del non essere stati visti.)
Ricordatevi che avere momenti piacevoli, di dolcezza, divertenti, nutre emotivamente ed anche fisicamente. Ritagliatevi spazi settimanali, ogni quindici giorni, una volta al mese. Ma costringetevi a pensare a voi stessi.
Nardone suggerisce <un tuffo nella negatività. La prima cosa da fare è quella di dare, quotidianamente, uno spazio all’angoscia e al flusso delle sensazioni depressive… questa attività permette di concentrare in uno spazio e in un tempo specifici le sofferenze, limitandone così il vissuto…Essendo una prescrizione paradossale che ha a che fare con quello che volontariamente vorremmo evitare, tende a ridurre significativamente l’impatto dell’angoscia e dei meccanismi depressivi>
Partecipate anche agli eventi gratuiti per aver stimoli in più, usate i social per questo scopo. Amplierete le vostre possibilità di cambiamento, anche quelle a cui mai da soli avreste pensato. Il cambiamento si esprime negli spazi mentali che non abbiamo mai esplorato; uscire fuori dal quotidiano permette di conoscere altre possibilità. All’inizio ci può essere un po’ di paura, ma poi la piacevolezza diventerà una simpatica compagna di viaggio.
Buon rientro! Ancora meglio se accompagnato ad un po’ di brio.