Secondo la psicologa Julie Shaw, i ricordi personali sono il cuore stesso della nostra identità: un ponte che ci collega al passato, il quale acquista così una forma e un senso, e che al tempo stesso ci indica una direzione nel futuro.
Stavo andando a cercare gli studi scientifici sul funzionamento della memoria, sui modelli operativi che regolano questo delicato meccanismo di pensiero, ma poi mi sono detta: ma a chi importa sapere i vari stadi di elaborazione delle informazioni, per quanto tempo stazionano in un determinato comparto, come vengono elaborate?
Mi sembra purtroppo che molti non riescano ad usare la testa per le ordinarie azioni della vita quotidiana, figuriamoci approfondire che cosa induce le azioni di vita quotidiana. Esiste un uso massiccio di psicofarmaci per sedare i pensieri, per annullarli, altro che lavorare sui ricordi che creano sofferenza!
I pensieri e le emozioni siamo noi, l’uso che facciamo di questi determina la nostra persona. Il mondo esterno ci pretende perfetti, sempre molto performanti, i voti a scuola e nel percorso universitario catalogano con cautela onde evitare anche segnalazioni varie, abbiamo livelli di paghe orarie e di stipendi che formano classifiche più o meno abbinate anche al merito, il peso e l’età che condizionano l’esistenza, tutto su livelli molto materiali e concreti.
Anche la memoria ha una sua capienza, con dei limiti di capacità, per fortuna non esiste una formula per sapere in base alla storia di ciascuno di noi quanti pensieri possano essere contenuti o eliminati!
Forse è opportuno sapere di esser così, in modo da non crearsi false aspettative, anche nei confronti di chi ci sta vicino.
Non che siano tutti così crudeli da eliminare o tagliare via pezzi della vita, ma in alcuni casi è proprio salutare riuscire a farlo. Comunque sia oltre un certo limite la memoria non trattiene. Può esser utile smettere di rimuginare, far circolare i pensieri, così magari affiorano altri contenuti. Stoppare il negativo, per far affiorare altro.
Impedire ad alcuni pensieri di tornare, una volta chiusa la porta – anche con fatica – la memoria può esserci d’aiuto. E’ tutta questione di un lavorio mentale.
Una volta che ci siamo passati attraverso agli eventi della vita, che li abbiamo vissuti, che ci hanno permesso di vivere, dobbiamo lasciarli scorrere, affinché altri possano godere delle nostre stesse possibilità. Perché farli tornare indietro per contaminarsi la vita? O essere così egoisti da pretendere tutto il brutto per sé?
Come funziona la mente umana e la creazione di falsi ricordi? La memoria umana non funziona come una videocassetta il cui nastro può essere riavvolto e rivisto, consentendo ad ogni visione di rivivere gli eventi sempre nello stesso ordine. Al contrario, i ricordi sono soggetti ad una ricostruzione continua ogni qualvolta vengono richiamati in memoria, cosicché diversi elementi della traccia mnemonica possono essere modificati, aggiunti o eliminati dopo ogni nuova rievocazione ( http://www.stateofmind.it/2016/11/falsi-ricordi-memoria/)