Quello che non diciamo …
Quei pensieri che rimangono imprigionati nelle paure, nei timori di apparire troppo, nella esplosione di una felicità … quelle emozioni che la razionalità cerca di reprimere, che lottano per vivere, per uscire allo scoperto …
Quello che non diciamo, alla dottoressa che ti sta “facendo” un esame, senza neanche leggere la richiesta, senza guardarti negli occhi. Gentile dottoressa, sarai anche stressata e colpita dalla sindrome del burnout, avrai si problemi con il tuo coniuge perché non sei capace di dialogo, i tuoi figli ti detestano perché non sai tenerli dentro la tua testa e non ti occupi delle loro richieste. Tu non hai la più pallida idea di che cosa si intenda per professione d’aiuto, la dedizione verso il paziente che hai di fronte, considerare che è un essere umano che ha paura di esser lì e di sentirti dire parole brutali.
Ai medici di famiglia, di cui molte persone sono intimorite, tanto da pensare che si ricordino di tutti i pazienti e si preoccupino se non li vedono, non riuscendo a chiedere un parere competente, quando si trovano in difficoltà, per non disturbarli.
A quelli che pensano di avere solo loro i figli, chissà gli altri genitori come faranno ad allevare i loro splendidi bambini e ragazzi? Aprite gli occhi e le menti, connettetevi con l’universo e usate i segnali degli altri.
A quelli che dovrebbero dopo aver fatto attività politica, girare con il sacchetto del pane in testa! Invece osano anche riproporsi come se niente fosse, credendo che i cittadini elettori siano degli emeriti addormentati. Che cosa dire quando li incontri in qualche riunione? Mi scusi, non si vergogna? Aspettare la risposta, ed osare pure di registrarla.
A chi vive con noi. Quando ti propinano due partite alla settimana di calcio, e poi devi pure sorbirti lo sconforto di chi ha perso, come se tu fossi responsabile del fatto che lui è pervicacemente attaccato alla sua squadra? Beh, magari è una esercitazione sulla frustrazione.
Sempre a lui che vive con te: non ho voglia di andare a quell’incontro di lavoro, ma so che il mio senso del dovere mi ci catapulterà. Tu mi aspetterai a casa nel dubbio su quale ora io rincaserò, senza chiedermi un orario giustamente preciso, per non apparire come quello che non sa stare senza di me! Quindi caos totale su quando si cenerà e non solo.
Ai figli: chi li considera incapaci di capire, non so in base a quale modello mentale. Comunque i bambini sono competenti sin da neonati; quindi cari genitori esprimete loro quello che provate e vivete, senza paura!