<Gentile Giovanna, sabato scorso stavo andando con una mia amica a fare shopping: eravamo partite la mattina presto per goderci appieno tutta la giornata che avevamo a disposizione. Abbiamo perso più di una ora per un incidente, da cui per fortuna siamo uscite illese. Non è tanto il tempo che ci è stato sottratto, che comunque abbiamo vissuto con le nostre emozioni,
quanto quello che abbiamo dovuto accettare che vorrei segnalare!
A parte il fatto che abbiamo subito l’incidente perché mi sembra che non ci sia molto controllo sulle patenti, una persona di quasi novanta anni credo dovrebbe godere di particolari disposizioni di guida sulla autostrada, ma neanche di questo mi voglio occupare.
Certo sono arrabbiata e non mi viene da pensare che poteva andare peggio! Meno male che alla guida c’era la mia amica, una donna davvero in gamba, che rispetto al signore che ha sbagliato completamente il sorpasso e nel rientro è finito dentro la nostra fiancata sinistra, ha saputo reagire con freddezza e fermezza. Questo non si è accorto di nulla, continuava la sua corsa folle, lo abbiamo raggiunto e costretto a fermarsi.
Ci siamo spaventate molto, certo la paura non ha bloccato la nostra rabbia, ma l’abbiamo contenuta; subito ho pensato ad una donna che è stata uccisa mentre attraversava sulle strisce pedonali, o quanti altri sono strati travolti ingiustamente nei vari incidenti stradali.
Abbiamo chiamato la polizia stradale, ci è stato chiesto se era proprio necessario il loro intervento, ed io stupidamente ho pensato che erano le 7,30 della mattina e quindi non li avevamo svegliati con la nostra richiesta di aiuto. Mi sono anche ricordata di quella sera in cui al rientro a casa mi sono trovata la persiana divelta, il vetro rotto e la casa sotto sopra … ho telefonato alla polizia e quando sono arrivati hanno detto che loro non potevano farci niente. Capisco! Capisco sino ad un certo punto, credo ci vorrebbe un po’ più di rispetto e sensibilità verso chi subisce una ingiustizia, una invasione nella sua vita personale.
Poi sono arrivati e ci hanno invitati a seguirli alla loro sede. Qui uno dei due poliziotti ha rivelato un lato pessimo del suo comportamento lavorativo: ha lanciato sulla scrivania un quaderno in cui tengono dei loro moduli e la macchina fotografica digitale con cui aveva appena scattato le foto alla nostra macchina. Uno “scazzo” immane! Non trovo definizione più calzante, e poi con quali contributi pagheranno la macchina fotografica quando sarà rotta? Ci ha trattato come due disturbatrici della loro quiete mattiniera solo perché avevano chiesto il loro intervento? No non credo per quello! …………………………………….
…… ……………., Un saluto affettuoso, Vittoria e la guidatrice Caterina>
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Non ho riportato tutto il testo completo della email, ma capisco la delusione di queste due donne che hanno osato segnalare questa anomalia.
Mi piace porre l’attenzione su un paio di spunti di riflessione, per il resto attendo interventi dagli altri lettori
La sindrome del burn out esiste, colpisce coloro che sono impegnati nelle professioni di aiuto, ma esiste anche internet per informarsi sul bruciarsi sul lavoro; sicuramente i lavoratori ed i vari superiori sono informati su questa eventualità quindi è auspicabile che si attrezzino al meglio.
Alcuni Operatori sembrano le madri frustrate che buttano il loro malessere sui figli, e loro lo buttano sugli utenti che gli capitano a tiro casualmente. Magari relazioni familiari che non funzionano, relazioni sentimentali sbagliate…
Non è buona abitudine servirsi del loro presunto potere autoritario per intimidire chi vanno a soccorrere.
Non è adeguato subire questo tipo di atteggiamento, certo non è facile andare a bucare un muro di omertà parecchio spesso; ma se si vuole cambiare qualcosa bisogna iniziare a parlarne, a far circolare i fatti ingiusti, ad esprimere il proprio dissenso!
Grazie Vittoria ed Caterina per aver avuto il coraggio di scrivere!