Perché non denunciano le violenze subite?
Premetto che questo titolo mi ha fatto correre splendidamente questa mattina, per tutta la rabbia che mi ha sprigionato dentro! Ma perché qualche giornalista non cambia stile di scrittura e fa davvero informazione adeguata?
Sarebbe da chiedersi perché non vengono ascoltate, quando denunciano le violenze subite, le donne (in parte veramente minoritaria anche gli uomini). I fatti di cronaca recenti sicuramente non incoraggiano a farlo. Persone che a fatica sono arrivate a denunciare sono rimaste sospese nel vuoto di azioni; a queste denunce non è seguita la tutela che la suddetta persona si aspettava, o meglio si è verificato il nulla nella vita di queste donne, sino all’assenza di vita.
Denunciare è una mossa adeguata, che presuppone un atteggiamento mentale di sentirsi in diritto di proteggersi. Arrivare alla denuncia non è semplice, perché mentalmente e legalmente è importante essersi strutturati per reggere anni di impegno personale estenuante, nelle varie sedi burocratiche.
Prendiamo il caso più frequente di donna con questa posizione di base: <poca pratica all’autonomia mentale, al sentirsi competente, auto biasimo, scarso concetto di sé, controllo manifesto dei genitori ( a tratti biasimanti) che si sono occupati di lei, comportamenti dipendenti, compiacenti, desiderio di mantenere contatto con una persona, anche se ciò significa tollerare l’abuso …>;
che subisce violenza in casa dal marito. Difficilmente potrà ricevere appoggio sia dai suoi familiari che da quelli del coniuge; si sentirà ancora più sbagliata; se ha la fortuna di incrociare una collega, una amica che la indirizza magari in un centro antiviolenza o altro , ha probabilità di interrompere tutto. Con una fatica mostruosa.
Ma perché alle donne raccontano la favola della bella principessa che verrà sempre salvata dal fantastico cavaliere? Alcune favole sono cambiate, ma i valori di base restano sempre quelli di essere una famiglia nella buona e nella cattiva sorte e per il bene dei figli accettare anche brutture completamente scorrette.
Poi c’è chi ascolta, chi le riceve queste denunce! sono cambiate tante cose è vero, infiniti corsi di formazione ed aggiornamento professionale, ma avrei delle riserve su come questi corsi vengano attuati. L’ascolto di una persona che ha subito violenza richiede una delicatezza umana che pochi hanno, sanno dare e soprattutto che queste donne ricevono raramente.
Esistono poi particolari non del tutto irrilevanti: quando ci sono armi in casa anche se sono segnalate: si rimane sospesi in un limbo indefinito. Spesso le armi sono usate per lavoro e quindi qualcuno rischia di perdere il lavoro; frequentemente sono usate per andare a caccia e come si fa senza?
Ma chi protegge poi i figli? E quando la donna viene uccisa, chi accudirà i figli?
Le leggi esistono, esistono le istituzioni, professionisti preparati (non tutti allo stesso modo, quindi l’utente è bene si informi per capire a chi rivolgersi, anche se difficilmente una persona insicura oserà chiedere notizie delle competenze possedute), ma nella mia esperienza professionale spesso avrei voluto suggerire di vendicarsi nel migliore dei modi, certo dietro regolare fattura, da parte di un Super Eroe del male, il più malefico del pianeta terra. Ma non esistono!
Se le donne che ho seguito si sono stupite di riuscire ad etichettare con parolacce (solo semplici parole!!!) uomini che non meritano niente dalla vita – all’interno della stanza del mio studio , perché sino a quel momento non riuscivano neanche a pensare di aver di fronte a loro un uomo meschino, problematico, che metteva a rischio anche la loro incolumità fisica, oltre a quella mentale, morale, emotiva, psicologica; come si può arrivare a scrivere perché non denunciano?
Bisogna lavorare sul valore individuale delle donne, siamo lontani dal rispetto e da strumenti di tutela adeguati, NON PER COLPA DELLE DONNE. Le responsabilità sono di tutti!