Penetrare nella vita altrui
Invadere la vita degli altri, entrare senza permesso, sentirsi in diritto di prenderne parte. Come un ladro portarsi via momenti non quantificabili, pezzi di vita altrui.
Certo queste persone ignobili sono fortemente disturbate, perché a pochi verrebbe in mente nella normalità di rapire figli o altri familiari per appropriarsi di un ruolo che non si ha, non si è mai avuto, se non nella fantasia. Non hanno consapevolezza di non essere in grado di gestirsi; di non avere né confini né di non rispettare quelli altrui perché li invadono.
Per motivi innumerevoli che francamente non modificano la bruttezza delle loro azioni (ad es. che siano traumatizzate, che non siano state mai considerate, che siano sempre state costrette ad avere un mondo fantastico in cui rifugiarsi), non si possono giustificare!
Credere e cedere all’inganno del loro presunto alibi, perché così si permette loro di portare avanti il loro gioco perverso.
Solitamente le vittime dell’invasione trovano un muro di gomma contro cui rimbalza la logica della ragione; familiari e figli quando presenti sono invischiati a loro volta, per sopravvivere hanno pensato bene di assecondare, per mille timori diversi e poi perché apparentemente è più comodo così, se si è disposti a pagare un prezzo elevato per non vivere.
Gli amici ancora più disturbati mentalmente degli invasori sobillano, istigano, si prestano ad azioni perverse.
L’unica che può squarciare il muro è la povera vittima, ribellandosi, da sola, non aspettandosi appoggio alcuno, sentendosi solo in diritto di tutelarsi.
Un po’ come nei casi di violenza, soli, con quella sotterranea sensazione di esser quasi responsabili di avere attratto una tale persona mentecatta.
All’inizio si pensa di non esser creduti, non si può denunciare perché la violenza nell’invasione di vita è per nulla circoscrivibile ad occhio nudo.
Non penso si debba sopportare, far finta di niente, magari pure sorridendo, perché dall’altra viene scambiato anche come cortesia!
Alibi vari non possono nascondere il vero disturbo alla base personale di chi invade.
Il campione più rappresentativo nella mia casistica è formato dallo squadrone delle ex, che non accettano la chiusura di una storia sentimentale; spesso non per ragioni emotive ma per ragioni economiche (mi dispiace uccidere la poesia dell’amore con questa regola). Sono mosse da follia e bieca scelleratezza. Da aspettarsi anche il coniglio esanime sullo zerbino…
Siccome non verrà mai creata una legge per regolamentare le reazioni delle ex che non si rassegnano, la medicina non ha ancora purtroppo inventato la medicina per gestire le separazioni,
tutto dipende dalle capacità delle persone in campo.
Far finta di niente è veramente aberrante, io sono per lo scontro diretto, la pazienza non è tra le mie indicazioni. Confido venga istituito il sistema degli ammonimenti. Tanto tempo fa usavano il ricovero in istituti psichiatrici …
Forse per far evaporare e sublimare la violenza che hanno ricevuto nella loro famiglia d’origine, in forma mai riconosciuta, nel senso che esistono famiglie in cui genitori e fratelli/sorelle (quando presenti) non chiamano i fatti emotivi con il loro vero nome (ad es. un padre assente, una madre squilibrata, fratelli che non funzionavano a loro volta…). Devono aver subito coercizione e maltrattamento psicologico dai genitori, ed allora oggi per riscattarsi, ricreano quel modello di invasione nel tentativo di vedere accadere altro.
Penetrare nelle vite altrui è violenza, non rispetto, crimine affettivo, contaminazione e tutte le peggiori brutture a cui si possa pensare.