Almeno una volta nella vita vi sarà capitato di sentire queste tre parole. La scena è quella di una persona che invita una altra a colloquiare su una certa questione, che vuole magari capire come affrontare un certo evento di vita, che sarebbe interessata che cosa l’altra abbia dentro la testa, e si sente rispondere “parlare di cosa?”.
Statisticamente credo che succeda più spesso che a rispondere così siano gli uomini. Non è un pregiudizio, è il frutto di osservazione sul campo! Poi esistono infinite spiegazioni sul perché succeda: abitudine, modelli di riferimento, risparmio mentale, etc etc.
E’ davvero un peccato che le persone rimangano così distanti tra di loro, sarebbe opportuno introdurre abitudini positive che eliminino le incomprensioni, il non detto, il mai pensato, il distacco non solo fisico.
Perché in una casa, in una relazione sentimentale non si può comunicare solo per gestire le attività della vita quotidiana (spesa, figli, bollette, orari di lavoro …), si può parlare anche di quello che si prova , delle emozioni che attraversano il corpo e la mente, di come ci si sente, anche per farsi conoscere a tutto tondo.
Non si deve parlare solo quando le cose non vanno, ci si può confrontare anche sulle cose belle della vita per rinforzarsi positivamente che si può vivere anche serenamente.
Sarebbe mirabile stabilire uno spazio a tavola, sul divano, a letto, in cui fantasticare dei propri sogni, dei propri progetti, di vacanze fantasiose. Apro un inciso sui progetti, lo so sono fissata con questo aspetto dentro le relazioni, ma se non si attualizza la propria passione umana nella condivisione si rischia di spegnere la bellezza della vita.
Per finire credo che l’utilizzo dei messaggi e di WhatsApp, ed altre modalità, abbiano ampliato le possibilità di comunicazione e di spunti sugli argomenti di cui parlare, magari anche per persone che in casa manco si considerano.
Anche in casi disperati, come ad esempio gli ex coniugi più frustrati, si riesce oggi a trovare il modo di parlare diversamente.
Abituare anche i figli a parlare non sarebbe una brutta idea! Ma non stressandoli con domande estenuanti su che cosa sia successo, su che cosa abbiano fatto a scuola o allenamento; pochi secondi in cui il genitore fa vedere che è bello parlare, trasmettendo interesse per l’esistenza dell’altro nella propria vita.
Rompere il pregiudizio che le donne parlino solo e troppo, si può fare: non abituando le proprie madri, se stesse, i mariti ed i compagni di vita, i figli e tutto il resto del mondo. Da sole noi donne troppo spesso ci ritagliamo una parte davvero troppo scomoda da portare in scena!