Inizia un nuovo racconto, e ringrazio il mio Scrittore Misterioso che mi offre la possibilità di pubblicare i suoi racconti intriganti, lasciandomi pure la licenza di commentarli liberamente.
Non mi piace questo tipo d’interazione madre figlio, per niente! Mi insospettisce, mi infastidisce. C’è qualcosa nell’atteggiamento della madre che sin dall’inizio mi fa scattar l’allerta sull’autonomia del figlio e sulla sua indipendenza come genitore. Ma non voglio subito pensar male, talvolta sono prevenuta verso alcune modalità materne, ma è anche vero che incontro tanti figli danneggiati.
Voglio lasciarmi andare alla lettura del racconto, e trovare qualcosa di buono anche in questa donna… Buona lettura a voi tutti!
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-Non riesci a concludere niente!!! Te ne rendi conto!!!!
La voce di sua madre gli entrava in testa come un rumore fastidioso…non era il tono, era qualcosa di diverso che non riusciva a mettere a fuoco, qualcosa che strideva, un suono indefinito in sottofondo come rami secchi che si spezzano in un bosco durante una corsa…
-Ma quando pensi di crescere…quando??
Il rumore continuava così come il disagio, vestiti strappati e spine che lacerano il corpo…
-Ma…ti prego basta… calmati e cerchiamo di ragionare…
Niente, sua madre continuava ad inveire contro di lui e quello che era peggio lo faceva continuando a lavare la caffettiera, con l’acqua che fuoriusciva dal rubinetto e la faccia rivolta contro il muro… ecco cos’era quel rumore indefinito in sottofondo, l’acqua che fuoriusciva dalle tubature… un eco sordo come se qualcosa ostruisse lo scarico, un rumore che sembrava accompagnare i lamenti di sua madre che senza nessuna pietà stava elencando i fallimenti del figlio, il diploma preso senza fatica e senza voglia, l’iscrizione all’università e i primi due anni di corso stracolmi di bugie. Si passava dal non-studio al non-fare niente in casa, dalla dissolutezza di una gioventù senza valore al dolore per un figlio senza nessun interesse se non quello di non avere interessi, la vita di Giovanni (Jimbo) Farinetti riassunta in pochi punti e portata come esempio ad una platea invisibile, esposta al pubblico ludibrio.. ecco l’imputato Signori della corte, mi rimetto alla vostra clemenza…
-Almeno fammi spiegare…per favore… non è colpa mia…
Lei chiude il lavandino con uno scatto brusco “Se fa così lo rompe…”
-Non è colpa tua????
Ecco qua, comincia la pantomima delle risposte che sembrano domande e viceversa, segnale che comunque la discussione stava volgendo al termine, magari ci sarebbe voluto qualche altro piccolo insulto alla sua inettitudine e alla sua poca voglia di fare qualsiasi cosa ma il segnale era inequivocabile, praticamente stava iniziando l’ultimo giro d’orologio per usare un termine calcistico. Non doveva mollare adesso, conosceva la sua parte e l’avrebbe recitata al meglio, una rapida occhiata al cellulare per controllare l’ora… perfetto sarebbe riuscito ad uscire per l’aperitivo in piazza senza problemi…
-E’ stata solo una piccola disattenzione…
passare a prendermi e lasciarmi un’ora…dico un’ora al freddo sotto la pioggia il signorino la chiama una piccola disattenzione….
Ci siamo, manca ancora l’ultima frase, la recita mentalmente imitando perfettamente sia il tono che le varie pause tra una parola e l’altra
-Ma che cosa te lo dico a fare…sei come tuo padre…cosa te lo dico a fare…identico a tuo padre…
Perfetto!!! Ecco il segnale di chiusura delle ostilità.. si avvicina a sua madre e la cinge con le braccia
-Dai Ma…
Un piccolo bacio sulla nuca, lei si gira e lo guarda ma l’incazzatura sembra improvvisamente sparita.