Se il mondo dovesse funzionare anche in base ai libri che le persone possiedono in casa e che hanno letto, si starebbe d’incanto. Invece a quanto pare oltre a leggere troppo poco (stando ai dati che pubblicano le statistiche); chi legge poi troppo spesso non sa usare i contenuti letti, forse non è in grado di assimilarli, nonostante magari si vanti di seguire scrittori effettivamente straordinari. E altre mille ipotesi sulla lettura, che non rendono giustizia alla conoscenza e al grado di civiltà e rispetto dovuto agli altri da noi.
Ma i chili di libri che gli studenti si “camallano” avanti e indietro, casa-scuola-ritorno, sono proporzionali a quello che rimane della testa dei bambini e dei ragazzi di ogni tempo? Perché questi trasporti assurdi?
I professori dovrebbero trasferire i contenuti mentali, fare appassionare gli allievi e non far scattare l’imprinting con un solo libro. Sicuramente una buona parte dei genitori sostiene la teoria che il trasporto del libro favorisca l’apprendimento, perché altrimenti non ci sarebbe stata l’evoluzione da zaino a trolley, ma da zaino a “cintura” per i libri.
Dovrebbero accendere la passione per una materia, che poi i singoli allievi dovrebbero poter tener viva, fare propria, coniugare nelle singole azioni e pensieri nella loro vita quotidiana. Spiegare e poi lasciare che gli allievi studino a casa sulla loro scrivania, immersi nei libri e nella vita pomeridiana.
Ho dei buchi nella memoria su alcuni pezzi di contenuti, ma conservo il ricordo di quei professori, che come persone hanno attivato in me aree mentali deputate a farmi riflettere su me stessa come ragazza, a focalizzarmi sulla stima di me e su quello che avrei voluto combinare della mia vita!
L’altro giorno ho sentito, mentre ero seduta ad un bar in pausa pranzo, due ragazze che parlavano di professori, che durante gli esami, poco ci mancava che lanciassero loro contro i libretti universitari. Io ho assistito ad alcuni lanci di libretti nella mia carriera …. Oggi che sono grande però, non ne posso più di assistere a questi soprusi. Non è possibile che un ragazzo non possa esser tutelato anche come studente.
Forse i ragazzi che subiscono questi torti non ne parlano, o magari quando lo fanno i genitori non osano contrastare questi professori per paura che poi mettano ostacoli agli altri esami. Perché nel contesto universitario i genitori non contano più, come tanto tempo fa alle elementari …
Inutile parlare di abbandono degli studi, quando alcuni ambienti umani delle scuole sono aridi. Mancherà anche l’orientamento ai percorsi di studi e/o formativi per i ragazzi, ma soprattutto manca l’orientamento ad usare la testa per studiare, ad un metodo di studio, a costruire una relazione costruttiva con i loro maestri, senza sentirsi di dover adorare qualcuno che sta semplicemente su un piedistallo.
Forse se alle superiori fossero abituati a studiare non seguendo solo i paragrafi sui libri; una volta arrivati all’Università, avrebbero maggiore capacità di organizzazione. Perché i ragazzi hanno bisogno di esser seguiti ancora in questa fascia d’età, per ricevere qualche istruzione di vita.
Poi magari vengo a scoprire che mio figlio si porta tutti i libri tutti i giorni, solo per non fare la fatica di scegliere: sarebbe la peggior delusione!