L’emozione del sangue
Ho preso l’appuntamento per martedì 12 giugno, ero gasatissima per essermi decisa dopo tanto tempo dall’ultima volta, con il senso del dovere elevatissimo, ogni volta che partecipo ad iniziative sociali.
Certo l’ambiente medico non è il mio preferito, un po’ troppo spesso lontano dalle persone malate a livello affettivo. Asettico non solo per la tutela delle persone, ma congelato nella relazione umana.
Non è un caso se il personale sanitario è facile preda della sindrome del burnout, si brucia, è davvero difficile occuparsi di chi sta male, non essere messi nella condizione di poterlo fare sempre nel migliore dei modi, e non avere nessuno che si occupi di ricaricarti emotivamente e fisicamente.
Forse come psicologa avverto e sento dentro tutto questo, sono presa da un turbinio di emozioni di ogni genere, dilaniata tra il positivo ed il negativo, percepisco qualsiasi vibrazione.
Infatti quella mattina ho indossato un bel paraocchi, un mantello protettivo, credevo di essere in grado di gestire qualsiasi difficoltà; ho avuto una accoglienza ottima come donatrice di sangue. Finito mi sono avviata verso l’uscita, ma ho iniziato a sentire che non potevo e non riuscivo ad avere il controllo del mio corpo. Mi sono subito seduta su una seggiola, e poi ho perso il contatto con il mondo. Prima di finire sul pavimento per mia fortuna sono stata soccorsa da un dottore che transitava e da una infermiera, poi si sono tutti mobilitati per me. Non stavo proprio più in piedi…
Eppure nonostante il carico di lavoro, quella mattina il dott. Ebbli e due infermiere in particolare di cui mi pare di ricordare i nomi di Anna e Cristina ( ma stordita come ero non ne sono sicura!) si sono presi cura di me; il resto del personale è stato super gentile nei miei confronti.
Il finale da favola e da trionfo della bontà ha previsto che siccome avevo ricevuto un passaggio, un donatore che transitava dal reparto, mi ha offerto lui un passaggio al ritorno verso il centro città.
Mi dispiace davvero non aver chiesto il nome al signore così gentile, e non poter ricordare con esattezza i nomi delle infermiere di turno, e di tutti quelli che si sono occupati di me, so che ricorderò la giornata del 12 giugno 2018 come <l’emozione del sangue>. Sono felice di aver fatto questo tipo di esperienza. Confido che qualche lettore possa veicolare il mio grazie di cuore a queste persone fantastiche!