Le cose brutte su di lui
Essere sola, trascorrere del tempo da sola mi da ancora una sotterranea sensazione di disagio, di rabbia precisamente, perché mi sembra di non meritarla la solitudine.
Ma poi mi rendo conto che solo chi entra in contatto con il suo mondo è veramente capace di vivere; perché siamo unici, individui singoli, fatti per vivere dentro le relazioni, ma se non abbiamo chiarezza su i nostri confini personali, rischiamo di confonderci e di confondere gli altri.
Tu mi irriti perché mi sembra che tu non sappia riconoscere il tuo valore; secondo me non te lo hanno insegnato a pesare, il tuo valore. Hai ricevuto attenzione, anche tanta, hai avuto dei genitori adeguati, ma non ti hanno insegnato ad usare le tue capacità. E tu anche oggi che sei grande non lo sai fare.
Io detesto questa tua parte che vedo, perché sono capace di vederla; la natura mi ha dotato di questo dono di leggere gli altri, di intuire a pelle le qualità buone ed i difetti.
Certo che quando vedo le potenzialità represse , o forse neanche espresse, io provo collera, per lo spreco di una mente che non riesce a funzionare perché non ha identificato il suo cibo e non sa nutrirsi. E gli altri ti hanno sfruttato, usato; tu apparivi menefreghista, ma invece semplicemente ti stavi proteggendo dall’altrui follia, espressa esponenzialmente da tutti i familiari e parenti vari. Tu venivi additato come quello che non faceva niente, ma perché non si poteva fare niente.
Anzi le tue energie te le hanno risucchiate e tu non te ne sei neanche accorto! Io l’ho capito perché dopo tanti anni di vita su questo pianeta le informazioni che assorbo sulle relazioni, quelle che gli altri mi forniscono, non posso non interpretarle. Ma non posso fare niente, il buco è troppo profondo; io che sono luce non riesco ad arrivare ad illuminare il fondo. IO non ti vedo. Ti percepisco, sento il Noi che ci pervade come una sorta di energia che avvolge i corpi, che ci catapulta lontano. Ma io non accetto che tu soffra e che tu venga dipinto come quello che non ha fatto niente. Non potevi fare niente, loro non volevano che tu facessi nulla, ti hanno imbrigliato in un disagio mentale profondo e tu sei sopravvissuto.
Oggi te ne fanno una colpa dell’essere riuscito a rimanere vivo, nonostante l’assenza di nutrimento, ma ce l’hai fatta.
Io mi detesto nell’odiarti così tanto; nel riuscire ad esprimerti tenerezza solo quando sei vicino a me, perché altrimenti non riesco da lontano, sono troppo offuscata dal male che mi attacca.
Lo so che quando una persona si è strutturata appare brutta e cattiva, perché non sta più al gioco delle parti di essere accondiscendente con la follia; che gli altri la detestano, prendono le distanze perché non possono più succhiare energia vitale attraverso la barriera. E l’unica cosa che pensano di poter fare è quella di parlare male di te, di provare a sputtanarti, a dire che non dicono cose brutte; non sapendo che noi ci riconosciamo tra di noi, siamo talmente in pochi che è inevitabile!
Ed allora le cose su di lui che pensano di risparmiarmi, sono la loro condanna. Condanna che non capiranno mai, perché la testa non pensa quello che non hai mai pensato e non acquisisce regole che sono state bandite perché troppo difficili da elaborare. Quindi il colpevole sei solo tu, mio caro compagno di vita e di viaggio.
Ora possiamo andare finalmente, perché ci siamo riconosciuti ed abbiamo bisogno di nuovo nutrimento.