LAVORO: ALCUNE INDICAZIONI PER CERCARE QUELLO CHE FA PER NOI!
Vi invito a leggere:
https://www.facebook.com/groups/545149876124370/permalink/584083482231009/
Articolo pubblicato su il gruppo #NONPERDIAMOCI, del Centro Dipendiamo – Bergamo
LAVORO: ALCUNE INDICAZIONI PER CERCARE QUELLO CHE FA PER NOI!
Giovanna Ferro, psicoterapeuta associata esterna del Centro Dipendiamo
Lo shock economico dovuto a Covid19 ha colpito molti lavoratori, lo scenario lavorativo è stato sfigurato anche per chi stava inserendosi, non è neanche possibile pensare a breve ad una nuova alternativa.
Ma la perdita/ricerca del lavoro non è solo una questione economica. Mi preme di sottolineare la dimensione psicologica del lavoratore, l’utilità di prendersi cura di quelle che sono le implicazioni di natura non economica sulla vita delle persone; per diffondere l’abitudine di pensare anche allo stato mentale ed affettivo delle persone in riferimento al lavoro o alla sua assenza.
In particolare, alcuni aspetti che potranno essere utili per revisionare la propria identità lavorativa, liberamente ispirati ad “Un pensiero al giorno” di R. Norwood.
Essere disposti ad imparare un nuovo modo di lavorare un poco alla volta, giorno per giorno, è alla distanza di gran lunga più produttivo che eccedere del tentativo di progredire più in fretta. Darsi tempo di imparare poco per volta ad adattarsi a nuove modalità, magari smart work; di modificare alcuni tratti per non doversi snaturare e capire come utilizzare le esperienze lavorative pregresse nel futuro, di fronte a nuovi scenari.
Un passo decisivo consiste nell’essere disposti a trasferire l’energia e gli sforzi, che prima impiegavamo nel tentativo di cambiare gli altri (tipi diversi di lavoro, vari ambienti di lavoro e modalità dei colleghi), nel tentativo di cambiare noi stessi. Il singolo individuo deve utilizzare le sue energie per intervenire sul suo modo di essere, sulla sua figura professionale, ed arrivare ad incrociare il lavoro adeguato alla sua unicità. Finalmente per sentirsi in diritto di scegliere l’occupazione più adeguata alle sue esigenze.
Cambiare davvero non richiede un intervento miracolistico, perdere o trovare un lavoro non è semplice fatalità, ma impegno e rassegnazione quotidiana, in cui la persona può incidere con le sue competenze personali e professionali. Se non possiamo determinare i macro-eventi, dipende poi dal singolo imparare a reagirvi in maniera costruttiva.
Il curriculum vitae diverrà una fotografia delle competenze professionali, che esprimeranno fondamentalmente le energie e le passioni della persona; in più trasparirà anche la parte emotiva quando arriveremo a conoscerci in profondità ed a essere così sicuri di noi stessi. No, non attraverso le singole parole usate, ma nello stile di esposizione che avremo adottato.
Si può provare a soffermarsi sul proprio curriculum vitae, provando a far affiorare le proprie passioni, oltre all’elenco delle esperienze lavorative pregresse; oppure descrivendo il proprio progetto lavorativo facendo emergere la propria vitalità allo stato puro. Il lavoro dovrebbe essere espressione della persona che lo esegue.
Saranno in difficoltà coloro che più sensibili all’emergenza nata da Covid19 svilupperanno ansia, angoscia, stress, tristezza, che andranno ad incidere su quella che è l’autostima lavorativa. Già basso di base per la loro natura il livello di autostima, per queste persone credo sarà opportuno affrontare un breve percorso psicologico per capire come gestire diversamente la loro immagine professionale e il loro modo di gestire di conseguenza una eventuale attività lavorativa. Altrimenti correranno il rischio di venire etichettati come incapaci professionalmente, quando invece sono solo in difficoltà nel gestire la loro parte emotiva.
<Dobbiamo sempre lavorare su noi stessi, cercando di cambiare i nostri cuori (da R. Norwood). Credo siano utili, ed in alcuni casi indispensabili, percorsi psicologici per ritrovarsi, per capirsi nella realtà lavorativa, per costruire un progetto lavorativo adeguato. Sino a quando ci sarà l’attenzione prevalente all’aspetto economico, la persona sparirà o riceverà una semplice etichetta lavorativa collegata alla retribuzione. È una visione ristretta.
Oggi cerchiamo di dedicare pensieri creativi al lavoro, affinché le persone ne traggano un beneficio soprattutto a livello individuale profondo, con il cuore e con la mente.
Giovanna Ferro