GRADO DI VUOTO: SUICIDIO.
Angoscia che viaggia a velocità supersonica su una lama affilata, su un filo di nylon sospeso sul peggior orrido.
Tristezza che non fa percepire le capacità, non permette di ricordare di quello che si è in grado di fare, semplicemente perché lo si è sempre fatto.
Buio sul futuro, non vedere alcunché oltre quello che si ha davanti, intorno niente.
Senso di responsabilità verso i figli a cui garantire di poter procedere nella loro vita annullato. I figli vengono percepiti come conglobati in se e non individui con le loro possibilità di vita.
Vergogna per una caduta percepita come non superabile, occhi degli altri puntati addosso per giudicare.
Solitudine, essere soli, sentirsi soli per il timore di raccontare la propria storia.
Mancanza di persone non vicine, perché bene o male esistono sempre dei familiari, degli amici, dei vicini di casa, dei colleghi; ma assenza di persone con cui poter veramente comunicare e parlare di se.
Ancor peggio esser riusciti a parlare, ma non aver ricevuto nulla, se non quelle telefonate o frasi di circostanza, che danno il rimando di essere veramente sbagliati!
Senso di fallimento, aver sbagliato, sentirsi un disastro, nello stesso punto in cui gli altri avrebbero fatto la stessa identica cosa.
Suicidarsi per preoccupazioni legate al proprio sostentamento, al lavoro, ai soldi.
Non mancano mai episodi nuovi …
Capisco benissimo il grado di vuoto che avvertono questi uomini e donne. Certo non si può non tenere conto del loro tipo di funzionamento a livello individuale, ma come si fa a salire in cattedra e giudicarli? Se ne sono andati, qualcuno ha lasciato il vuoto completo sterminando l’intera famiglia, qualcuno ha lasciato il vuoto nella casa in cui viveva assieme alla famiglia.
Vuoto, lacuna, nulla, assenza, mancanza, desolazione, nudo, abbandono, deserto.
Bisogna pensare a riempire almeno lo spazio tra le persone, non sempre si possono costruire ponti di collegamento fisico, ma a livello emotivo e mentale esiste un alta possibilità di colleganza, che oltrepassa le distanze fisiche.
Poi mentre assisti alla visione del film “La pazza gioia” ti si apre dentro uno scenario di nuova e creativa possibilità di vita. Non sempre facile da cogliere; ma per rinunciare alla propria vita basta poco: il vuoto che si crea e non sempre è così facile da colmare, anche se visibile a tutti.