Seconda puntata del racconto <Il tempo>, preceduta da un mio breve commento sulla prima. Quali le vostre riflessioni?
Buona lettura!
Sembra impossibile non avere dieci minuti di tempo per se stessi! Eppure Paola sulla soglia dei cinquanta è lì rimpiangere la non gestione del suo tempo di vita, per giunta in uno dei posti forse più impersonali: un parcheggio del centro commerciale.
Paradossalmente però i centri commerciali restituiscono vita e un certo valore a chi forse pensava di contare quasi niente nella sua vita.
Terribile considerare e conteggiare la propria vita in anni per quello che non si riesce a fare!
Poi l’attesa di una persona che magari non si è stati in grado di affrontare. E sperare con tutte le forze nel fato, che stravolga la propria vita ….
No! bisogna esporsi per chi si ama, vivere, correre incontro alle emozioni e ricercare la felicità, anche fosse finita nel pozzo più profondo!
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“Che frase cretina, certo che è lui….sono dieci minuti che lo fissi, chi credevi che fosse?”
-eh si…un po’ più vecchio ma sono sempre io, vieni qua, fatti abbracciare…
“Oddio il suo profumo, reggiti e non fare la cretina che sviene, non ti abbandonare troppo tra le sue braccia, non schiacciare le tette sul suo torace, mantieni una certa freddezza”
Si erano gettati una nelle braccia dell’altro come se il tempo non fosse mai passato, come se trent’anni fossero annullati, scomparsi in quell’abbraccio, come se un marito, una figlia, una bella casa e vacanze e soddisfazioni e tutto il resto delle cose di una vita non fossero mai esistite…
Non sapeva quanto tempo era durato quell’abbraccio, forse poco o forse invece un tempo indefinito, sapeva solo che abbracciata a lui aveva rivissuto come d’incanto alcuni dei momenti migliori della sua vita. Lampi di memoria le stavano riportando sorrisi e baci, risate sguaiate e sospiri di piacere, il corpo di lui nudo sopra di lei, le carezze furtive sotto la gonna nell’ultima fila di un cinema.
“Basta Paola, staccati, salutalo e digli che è stato un piacere rivederlo ma hai da fare…come cosa, inventati qualcosa e scappa via….ma scappa via te…”
I suoi pensieri si rincorrevano dentro la sua testa e la trascinavano in un colloquio demenziale tra la Paola del liceo e la rispettabile (non che allora non lo fosse) signora Guidi in Cerruti.
Lui si staccò per primo
-fatti guardare…
La distanziò da se con le braccia e lei sentì il suo sguardo insinuarsi sotto i vestiti, scrutarla, accarezzarla
-sei bellissima
“Ma guarda questo sfacciato” pensò senza troppa convinzione, poi lo guardò meglio ricambiando il suo sguardo e finalmente lo vide, alto e atletico come allora, i capelli sempre mossi e sempre pettinati alla stessa maniera che quante volte gli aveva passato la mano attraverso per aggiustare il ciuffo, la barba fintamente trascurata gli dava un aria se possibile ancora più…selvaggia…
-la mia Paola…
Continuava a tenerla per gli avambracci un po’ timidamente, come se nessuno dei due sapesse più che fare. Un clacson ruppe l’incantesimo all’improvviso.