Siamo abituati a considerare quello che non va a buon fine nella nostra vita come fallimento, marchiandolo poi con un segno profondo ed indelebile, negativo.
Non esiste la perfezione, lo sappiamo; l’errore umano è statisticamente accertato, allora perché non ci concediamo di commettere qualche sbaglio, senza farci assalire dal senso di colpa e di vergogna?
Chi è che fallisce? Colui che si sente perso e non intravvede possibilità alcuna di cambiamento, miglioramento? O colui che una volta caduto si rialza?
Non è questione di perdono, moralità o altro; è che secondo me, l’essere umano deve sentirsi in diritto di tendere sempre alla felicità, anche quando commette degli erroriEd allora gli errori saranno dei tentativi di provare a fare le cose diversamente, di squarciare le abitudini rassicuranti dietro cui si nascondono i pavidi ed i finti.
Avere entusiasmo e curiosità permette di non perdere la strada, di mantenere l’orientamento verso la meta che più si addice al singolo individuo.
Chi riesce nella vita, solitamente ha alle spalle storie di tormenti e di tentativi reiterati di aver provato e riprovato.
È bello e gratificante costruirsi una strada verso la felicità nonostante i fallimenti, il fallimento diviene allora prova di vita, non è né giusto né sbagliato, fa parte del pacchetto di possibilità di riuscita di cui siamo dotati come esseri umani.
Non nascondersi dietro un proprio fallimento, andar oltre, ciascun con i propri personali tempi.
Buona giornata!
Giovanna