ELIMINARE IL SENSO DI COLPA, PER IMPARARE A PERDONARSI
Cari lettori, vi scrivo alcune considerazioni e riflessioni a seguito dell’incontro <Eliminare il senso di colpa, per imparare a perdonarsi> all’interno della iniziativa CAMBAIRE SI PUO’! realizzata al RockCafè lunedì 27 gennaio.
Siamo partiti dal testo di G.Gaber L’Equazione 1995/1996 per mettere a fuoco che esiste una spiegazione dell’errore, in matematica e nelle relazioni umane, solitamente non un qualcosa di recente, <un errore impercettibile…che poi col tempo si è ripetuto moltiplicato ingigantito, fino a diventare gravissimo, irreparabile>
Il senso di colpa si può immaginarlo come un atteggiamento mentale che ci inducono dentro, lo attiva la società con alcuni pensieri predominanti su che cosa sia bene e che cosa sia male, costringendoci a scegliere in una dualità forzata, che non contempla la diversità ed una gamma più ampia di espressione della varia umanità mentale ed affettiva.
Lo attiva qualcuno che noi riteniamo essere un riferimento, i genitori, la figura materna che porta in sé una responsabilità immensa. La mamma viene caricata di un peso da cui non è sempre facile sfilarsi, anche perché il tornaconto personale è elevato.
<Forse, per fare bene un’equazione è sufficiente avere delle buone basi. Ma per fare una storia d’amore vera e duratura, è necessario essere capaci di scrostare quella vernice indelebile, con cui abbiamo dipinto i nostri sentimenti.> continua Gaber
Il potere della madre dipinge e copre tutta una serie di responsabilità e di doveri verso i figli che non sempre i figli sanno e riescono ad interpretare, a seconda dell’età, della figura del padre e delle situazioni di vita relazionali. Le mamme stesse rischiano di andare in tilt…
Le mamme sono in grado di far capire ai figli che cosa sia bene fare e non fare, soprattutto per essere considerati bravi, adeguati e per non farla soffrire!
Povere mamme! quando una mamma si rende conto di quanto può influire a livello mentale sul figlio viene da bloccarsi, o meglio di attivare una profonda autocritica per non riversare sui figli pesi che in maniera sotterranea vadano poi ad incastrarli in ruoli scomodi.
Altro esempio quel genitore che nel dire al figlio di considerarlo inesistente, che non si preoccupi per lui/lei, non si rende conto di inchiodarlo per sempre ad occuparsi di lui; anche perché di solito il suddetto genitore per qualsiasi cavolata quale un semplice mal di testa ad affari più seri con una espressione facciale ben eloquente ed una telefonata ancora più esplicita richiama il figlio accanto a sé, allontanandolo dalla vita che avrebbe diritto di vivere.
A meno che il figlio non elabori che non si può essere inesistenti! Chiunque sia in vita, esiste, anche pensando di non fare niente! Quindi si senta in diritto di uscire da una logica che lo priva della sua libertà di movimento, rispondendo al genitore che forse proprio non accetta di stare sullo sfondo in alcune aree della sua vita e che sta provando ad usare il suo potere contro di lui/lei figlio/a.
E’ importante riuscire a mettere a fuoco chi ci ha fatto sentire in colpa, sviluppando poi dentro un senso di inadeguatezza che si trasferisce in altre relazioni.
La brava donnina ed il bravo ometto sono ruoli faticosi da portare avanti nella vita quotidiana; solo acquisendo maggiore comprensione del nostro mondo interiore possiamo alleggerirci di contenuti mentali ed affettivi alquanto scomodi
Norwood nel suo testo <Un pensiero al giorno> ci aiuta con consigli applicabili alle attività di tutti i giorni.
Talvolta suggerisce proprio di fare il contrario di quello che si è sempre fatto, per scoprire in noi abilità nuove, per imparare a sorprenderci da soli e per attuare valide modifiche sul nostro funzionamento umano.
A riguardo del PERDONO invito a: decidere di perdonarsi, decidere di farsi un dono, per dono: a noi stessi.
Mi perdo-no! No, non vorrei perdermi; preferisco ritrovarmi.
<Hai gettato la tua maschera e hai rivelato il tuo vero volto, fatto di mille sfumature, alcune più piacevoli come la bellezza, la tua forza ed il tuo coraggio, altre più sgradevoli come la tristezza, la debolezza e la fatica (194) …raccolse dal cuore tutti gli ingredienti e amalgamò con energia la Fiducia in sé stessa, la Capacità di rendersi felice, il Perdono per gli errori commessi e l’Autenticità. (195)> in M.C. Gritti “ La principessa che aveva fame d’amore”
Ripetersi: Mi perdono per aver tradito la fiducia in me stessa, ed essermi sentita spesso inadeguata, sottovalutando ovviamente il peso del contesto in cui mi muovevo e le relazioni interpersonali in cui ero immersa ed andavo ad infilarmi!
Ancora R. Norwood, che suggerisce di impegnarsi a cambiare quello che è nelle nostre possibilità per indirizzarci su una buona strada
Ringrazio tutti i partecipanti all’evento che come sempre sono stati molto attivi; per chi non è riuscito a raggiungerci posso inviare il materiale, chiedendolo a: info@giovannaferro.it