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La dipendenza da lavoro passa facilmente inosservata ed è un fenomeno spesso sottovalutato.
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Il lavoro va oltre il fare in cambio di uno stipendio, ha una connessione con la realizzazione personale, il senso di stima e di riconoscimento.
Il lavoro arriva a fornire una risposta agli innumerevoli dubbi che possono sorgere inconsapevolmente sul proprio valore personale.
Ma a volte il lavoro, o meglio il suo eccesso, ha un significato diverso.
La dipendenza da lavoro passa facilmente inosservata ed è un fenomeno spesso molto sottovalutato. Poiché è un disturbo collegato al lavoro e alla produttività, è socialmente accettato: si parla infatti di “dipendenza in giacca e cravatta”.
Il workaholic viene percepito come un individuo che “si impegna” ed è considerato positivamente, mentre i suoi disagi vengono spesso sottovalutati.
Quando il tempo del lavoro occupa gran parte della vita, quando gli impegni professionali, sostituiscono il piacere e gli affetti, non si può più parlare di “impegno”, “professionalità”, “ambizione”.
Diviene invece una gabbia da cui è sempre più difficile uscire, pena un forte senso di colpa ed una grande sofferenza.
I correlati del workaholism sono molteplici: difficoltà ed incomprensioni con il partner, perdita di interessi per hobby e passioni, disturbi del sonno e dell’alimentazione, impoverimento emotivo, sbalzi di umore e facile irritabilità; sintomi di astinenza in assenza di lavoro (ansia e panico); abuso di sostanze stimolanti (dalla caffeina alle droghe).
La dipendenza da lavoro porta all’isolamento, finisce per insinuarsi nei rapporti affettive e può diventare una vera e propria minaccia alla relazione con il partner, al pari di una storia parallela.
Perché il lavoro si frappone tra l’individuo e le sue relazioni affettive? Che Cosa si nasconde dietro a questo super-investimento lavorativo?