Cara signora della finestra di fronte …
Talvolta le finestre, come nel film <La Finestra sul cortile>, permettono di avere uno spaccato di varia umanità, di conoscere tipologie diverse di persone, di immaginare la vita dai particolari che si vedono durante la giornata, di costruire storie. Per es. se un uomo del palazzo di fronte stende pantaloncini da runner provi ad immaginare il suo tragitto di allenamento magari su una strada che costeggia il mare, perché a te piace il mare; e così via per altri panni stesi o oggetti sul balcone, o in giardino.
La finestra rappresenta una apertura o chiusura sulla vita propria ed altrui. Cara signora, ci incrociamo diverse volte, apparentemente in modo casuale: lei mi fissa, non mi toglie mai gli occhi di dosso (come se fossimo sedute l’una verso l’altra a due tavoli), sento e credo che vorrebbe parlarmi, ma non osa, la paura che lei ha di avvicinarsi la fa assumere un atteggiamento di sfida negativa.
Devo ammettere che mi sento irretita dalla sfida.
Ho lasciato anche una locandina di una mia iniziativa al supermercato che frequentiamo entrambe, in modo che lei potesse venire a sentirmi, mescolandosi tra il pubblico, ma non ce l’ha fatta. E’ entrata, mi ha attraversato con lo sguardo, ma poi è uscita. Che delusione dentro di me, non sono riuscita a farla accomodare sulla sedia in fondo.
Attivi quella poca energia che mi sembra le rimanga per vivere la sua vita, non mi prenda a modello, non sa la fatica che ho dovuto fare per riuscire a diventare così!
La sua amica mi ha avvicinato, mi ha parlato a lungo, mi ha chiesto se posso aiutare lei a stare meglio. (Della gentilezza un po’ finta della sua amica io fossi in lei inizierei a dubitarne fortemente). Le ho risposto che se lo desidera può iniziare lei stessa un percorso, per ribaltare la famosa modalità con cui riferiamo appartenere agli amici, quello che in realtà tormenta noi stessi.
Anche suo fratello mi ha aspettato dal portone dello studio per avere consigli; di fronte ad un fratello preoccupato perché non riesce a valutare e intervenire nella sofferenza altrui, c’è una sorella che ha estremo bisogno di essere soccorsa. Provenendo dalla stessa famiglia di origine ci sono possibilità di malessere per entrambi.
Ieri mentre stendevo sotto pallidi raggi di sole, non è riuscita a lasciarmi un attimo, era come se volesse leggere dentro di me, attivare in me una reazione, quasi facevo fatica a concentrarmi su pensieri banali. Lo ammetto provo dolore per lei, perché vivendo male non accetta per niente di essere aiutata a stare meglio, si aggroviglia nel suo caos mentale.
L’ho intravista anche fermarsi per un attimo con la macchina davanti al bar dove vado a prender il caffè, stia attenta perché adesso in doppia fila rischia pure la “multa a strascico”.
Mi dispiacerà cambiare casa, ma lei venga a trovarmi in studio, anche solo per un caffè…
Pubblico questo racconto di un lettore sullo spaccato di vita quotidiana di chi per lavoro fa lo psicologo. Grazie!