Befana by Psic
La befana è un pensiero, di passaggio, equilibrato e fugace, che attraversa una notte stellata in sella ad una splendida scopa vintage!
La cara befana dovrebbe essere una anziana signora che porta doni, dolciumi;
piccoli regali per testimoniare un affetto sincero, l’avere la persona o il bambino dentro la testa, ovvero sapere pensare all’altro, sapersi occupare di un altro essere umano.
Per pensare agli altri, prima di tutto dobbiamo essere capaci di pensare a noi stessi, dovrebbero avercelo insegnato come dono sin da piccoli.
Talvolta la dolce befana diventa una strega che non sa dialogare, non sa stare dentro la relazione umana, non sa accettare i difetti e le differenze tra gli individui; ed invece di ammetterlo e chiedere scusa, disturba gli altri, fa ogni sorta di dispetto. È brutto quando manca la capacità di avere confini chiari, si sta male e si causa malessere a chi sta vicino a noi. Quante streghe hanno fatto così, purtroppo!
La befana che anche in virtù della età dovrebbe aver accesso ad una comprensione più ampia del genere umano, infatti invece di castigare pesantemente, offre un po’ di carbone per permettere una riflessione su quello che può non avere funzionato. Con grande benevolenza, un pezzetto di nero carbone per attivare la coscienza e possibilmente il cambiamento di un atteggiamento o di un comportamento poco adeguato.
Quando l’errore ha dimensioni fuori misura allora ri appare la strega: perché il brutto che è dentro di noi ci rende dei mostri, delle streghe, che infestano o invadono le vite altrui.
Talvolta c’è solo così tanto timore di diventare disarmonici, che paradossalmente si appare brutti a sé stessi e soprattutto ci si comporta da antipatici verso gli altri.
Personalmente mi piace tantissimo la scopa usata dalla Befana per solcare il cielo notturno, io però la userei per spazzare vie le brutture.
In alcuni casi non c’è niente da spazzare via: è solo apparenza o semplicemente poca consistenza, magari corredato di belle parole e ostentazione di atteggiamenti per niente validi. Persone inutili, semplicemente finte o attaccate pervicacemente a ruoli.
Spazzerei via i luoghi comuni perché appiattiscono i pensieri e le emozioni umane, impedendo di usare la testa al meglio. Il paradosso sta nel credere che poche idee possano semplificare la vita mentale, invece spazzano via l’umanità.
Tenterei di eliminare l’uso ricorsivo delle abitudini, perché smorzano la creatività. Fare sempre le stesse cose, impedisce di pensarne delle nuove e poi la mente se non viene usata rischia di atrofizzarsi.
Poi togliere gli oggetti inutili che ingombrano le case e gli spazi in cui viviamo; sembrano rassicuranti perché in alcuni casi hanno anche un valore economico ingente, ma non servono a dare valore anche a noi. Chi ci sta vicino apprezzerà gli oggetti costosi, ma non la nostra immagine che magari è solo il riflesso degli oggetti o dei vestiti.
Spazzerei via la sicurezza di avere tutto; vivere nel presente con l’incertezza del futuro, fa sentire veramente vivi. L’insicurezza di sbagliare, di non essere capaci, di stare anche un po’ male, rende terribilmente umani e tanto simpatici agli dei.
Il passaggio importante è che ciascun lettore si senta libero di allenarsi a spazzare via, perché esiste sempre qualcosa o qualcuno da spazzare via; se non trovate niente, forse dovreste insospettirvi, o finalmente avrete raggiunto la perfezione!