<Consum – attori>
<Sono consum-attori e non importa quanti anni abbiano. Hanno uno stile di vita extra-generazionale. ….Ma bisogna saperlo fare con leggerezza, altrimenti si rischia il ridicolo> Queste alcune delle frasi in un articolo che mi ha intrigato, di Fabio Sindici sulle tendenze, che ho letto su La Stampa il 5 agosto.
Non credo sia importante sapere quanti anni abbia la persona di fronte a noi, basta chiedere. Se dentro una coppia non ci si pone il dubbio forse perché c’è qualche problema di comunicazione o scarsa capacità di entrare sia in contatto con se stessi che con il partner all’altro capo della relazione. Non è una questione di anni, ma di adeguare il proprio mondo personale in cambiamento allo scorrere del tempo, senza barare troppo. Lo stacco avviene quando salta la capacità di entrare in contatto con la realtà circostante, allora il singolo si crea un mondo alternativo di evasione, di sofferenza, di distruzione.
A me quello che preoccupa di più è la non conoscenza del proprio mondo, che ovviamente porta a non accettarsi per poi buttare le responsabilità sugli altri , a cercare di vivere spasmodicamente una vita non propria disturbando chi sta vicino.
Mi piace particolarmente l’abbinamento consumare, che mi fornisce l’immagine dell’usare senza troppo sapere o preoccuparsi della finalità dell’azione, unito all’attore, al recitare, al vivere una realtà presa a prestito, in alcuni casi senza neanche sapere quale vita si sta vivendo.
Quindi si susseguono nella mia mente fotografie di scene viste mentre vivo la mia vita quotidiana ad altre di esperienze mentali catturate all’interno della stanza del mio studio.
Ragazze che vogliono sembrare donne perché non hanno ricevuto la piacevolezza del vivere nel tempo presente, del gustare la loro vita, a tratti con voli sparati nel futuro quale garanzia di solidità per poi ri catapultarsi nella realtà fluttuante. Certo non si può avere tutto nel presente, ma imparare a conquistarsi e vivere la vita è la più grande espressione vitale che ciascun individuo dovrebbe avere a disposizione, non perdendo mai la grinta ed il senso di sfida verso le avversità
Adulti che sembrano non abbiano mai vissuto, perché non hanno attivato la consapevolezza, per attribuzione loro o di genitori che non hanno mai attivato la responsabilità di occuparsi del futuro dei figli, lavorando sui confini mentali ed affettivi. Non c’è neanche bisogno dello psicologo per capire che ogni individuo avrebbe diritto di imparare a gestire la sua vita, e che quando il genitore usa la vita del figlio per se, il danno ricade sul figlio.
La differenza la fa il grado di consapevolezza che l’individuo ha delle sue esperienze, grado di consapevolezza che però non si attiva magicamente nelle persone, se non attraverso un lungo processo di sviluppo, in cui alcune persone possono incidere più di altre sul loro <livello di vita soddisfacente>
Bambini che molte volte sono piccoli adulti catapultati in mondo di grandi senza aver vissuto i passaggi di vita necessari a costruire la stabilità mentale, che imitano il mondo dei grandi perché non hanno ricevuto il loro spazio infantile, che devono cavalcare le aspettative di genitori frustrati
Il verbo consumare mi collega anche all’espressione consumare un rapporto sessuale che personalmente mi crea la scena asettica del distacco di due figure che compiono una scena senza metterci nulla di personale, anzi calcando la luce sul recitare, magari per altri.
E poi consumare scenari di vita che non sono propri, prendere a prestito quelli di altri, perché non si ha avuto la possibilità di averne uno proprio; magari occupando pure un posto non proprio nello spazio di vita altrui. E’ davvero stupendo poter abbellire il proprio, adornarlo di pezzi di vita. Tristissimo invece lo scenario vuoto e spoglio di chi conformemente al suo stile di vita non ha costruito niente.
D’altro canto calarsi in ruoli non abituali permette di conoscere prospettive di vita diverse dalle nostre, sempre usando la testa ed un pizzico di cuore!