Ho letto <Abbassa quello stereo!>
Sottotitolo emozioni musicali.
Per concludere la settimana calandriana, in quanto prima ho letto il libro, mi sono preparata sulle domande per fare conoscere la sua essenza vitale, mi sono fatta dare ripetizioni di musica, l’ho presentato al pubblico del RockCafè, vorrei sintetizzare l’immagine che condensa secondo me Alberto Calandriello: il sogno, avere un obiettivo, vivere la propria vita, esprimere emozioni e condividerle con le persone che stanno attorno a lui. Senza mai il timore di dire quello che passa per la testa, anche a costo che qualcuno gli urli abbassa quello stereo, non solo strumento per ascoltare musica, ma il suo stereo mentale, la sua testa che produce e vive pensieri ed emozioni talvolta a volume troppo alto e veloce.
Il Cala, sempre e costantemente immerso in atmosfera musicale, sempre inserito in una cornice musicale; perché la musica è la sua energia vitale, è espressione personale, è modalità con cui intrecciare relazioni interpersonali, è progettualità futura individuale, per questo anche trasferibile nel contesto lavorativo.
Sono contenta di averlo presentato, mi piace il suo stile di raccontare, di come scrive di musica, suscita emozioni musicali, è simpatico ed empatico. Quello che scrive è credibile, riguardo ai concerti è come se volesse tenere compagnia e condividere con chi non ci può andare, non se la tira neanche, talvolta viene da dire “abbassa quello stereo” mentre si legge, perché sembra completamente fuori controllo, esplosivo, quando parte con le sue evoluzioni musicali, e viene anche da chiedersi ce la farà a fermarsi?
Racconta dal 1987 ad oggi di concerti, di musica dal vivo, non perdendo mai la traccia della sua vita, riuscendo sempre a trasmettere quello che lui ha provato, positivo e negativo, non si vergogna di niente, è trasparente! Ironizza sull’essere rock e non preclude a nessuno la possibilità di avvicinarsi, è accogliente. Caratteristiche che credo utilizzi nel suo lavoro di assistente sociale veramente in modo esemplare.
Entra ed esce dalla trincea musicale, dalla sua riserva, si isola quando è necessario, quando deve ricaricarsi, ma poi condivide con la moglie e vive assieme a lei le sue passioni, ha introdotto le figlie nel magico mondo, si da fare affinché la musica possa essere fruita dal maggior numero di persone occupandosi di curare e creare iniziative musicali dove lui vive e non solo.
Nel corso della presentazione ha ammesso che è sempre pronto (come è già successo in passato) a scoprire qualcosa di nuovo, il perfetto sconosciuto in un locale magari defilato che riuscirà ad incantare per le sue capacità. Il Cala si mette in gioco, non ha confini rigidi, doti che nel suo contesto lavorativo lo rendono particolarmente apprezzato ed unico nel suo genere.
E’ un testo <Abbassa quello stereo> che costringe anche a fare i conti con parti più personali della propria storia; Alberto ci propone e ci offre i suoi passaggi personali nelle delicate relazioni familiari, quali ad esempio il confronto con suo papà.
Al lettore mette davvero male tirarsi indietro, ed anche quando pensi di averlo fatto in maniera asettica, si ritrova addosso un ottimo spunto di riflessione che lavorando nel profondo dentro di se lo aiuterà a fare chiarezza, a sua volta, nelle sue relazioni personali. Ho davvero molto apprezzato questo spunto terapeutico!
Buona lettura e soprattutto buona immersione nel proprio io musicale attraverso la generosa guida del Cala.